|
Lelio Lagorio, L'esplosione. Storia della
disgregazione del PSI, Edizioni Polistampa, Firenze,
2004, pp. 216.
DAI
TITOLI E COMMENTI DELLA STAMPA
Lagorio: testimone della
disgregazione del PSI - Con penna buona ed agile il cronista
presenta un esame di ci� che avvenne nel gruppo dirigente
nazionale del PSI negli anni 1990-1994 - Dal libro emerge
che la transizione italiana non � ancora approdata ad una
sponda certa. Eventi come quelli raccontati nel libro se si
ripresentassero porterebbero alla stessa conclusione -
Lagorio ha voluto rendere giustizia alla verit� - PSI,
altro che Mani Pulite. Fu una morte annunciata - Un libro
per capire il perch� di un tramonto - Colpisce la chiave di
lettura della resa socialista. Non c'� un'unica causa, c'�
anche l'esaurimento della spinta riformatrice e dello stesso
ruolo politico del PSI - Radiografia del tramonto del PSI.
Un ricostruzione di parte ma non faziosa. Un libro che vale
pi� come testimonianza che come individuazione delle vere
cause della fine del PSI - Un libro sulla storia che
travolse il partito di Turati, Nenni e Craxi - Un'analisi
rigorosa e oggettiva. Per chi ha vissuto in prima persona
quella drammatica stagione politica non era un compito
facile vestire i panni dello storico e insieme quelli del
cronista - Lagorio non � un medico pietoso e va diritto al
cuore del problema. Il PSI si disintegr� soprattutto
perch� aveva perduto la percezione della societ� in
movimento - Una panoramica su anni cruciali della nostra
Repubblica - Lagorio: una grande vittoria ideale non ebbe
tempo e modo di tramutarsi in una vittoria politica.
"Corriere della Sera":
Lagorio racconta nella sua quotidianit� la convulsa
stagione del tracollo della Prima Repubblica e lo fa
attingendo ai suoi appunti dell'epoca. In alcuni casi
risultano sorprendenti. Uno su tutti. Nel luglio '92 Craxi
predisse: "Attenti a Romano Prodi!" (Paolo
Franchi)
"Il Sole 24 Ore":
Questa di Lagorio � la prima analisi documentata della
crisi politica e giudiziaria che ha portato alla
disintegrazione del partito socialista. La novit�
fondamentale del libro sta nel convincimento di Lagorio che
non � stato il ciclone di Tangentopoli a liquidare il
sistema dei partiti, ma � stata la crisi del sistema ad
aver propiziato l'intervento di una certa parte della
magistratura (Antonio Ghirelli)
"Avanti! della domenica":
Non c'erano vie d'uscita. Il crollo forse era inevitabile.
Allora bisognava "chiamarsi fuori" dalla politica
politicante, conservare la memoria del passato anche con la
propria testimonianza e attendere che nella sinistra
risorgesse il bisogno di una cultura e di una politica
socialista. E' quanto ha fatto Lagorio. Vorremmo dargli
torto, vorremmo aver argomenti per farlo, pi� convincenti
di quelli di cui disponiamo ora (Alberto Benzoni)
"Il Giornale":
Il libro non si limita a sollevare veli impietosi
sull'esplosione socialista. Li solleva sull'esplosione pi�
generale del sistema politico, non solo e non tanto per la
tempesta giudiziaria ma per l'incapacit� dimostrata da
tutte le forze politiche, anche da quelle di opposizione, di
mettersi al passo dei tempi cambiati soprattutto con la
caduta del muro di Berlino. E quanto a Prodi, come temeva
Craxi (e Lagorio lo ricorda espressamente) fu inventato da
pulsioni antisistema (Francesco Damato)
"Avanti!": Un
libro benemerito per chi vuol conoscere un periodo fatale
della storia del socialismo italiano: dagli anni migliori in
cui ricomparve con Craxi una forza politica socialista
finalmente riformista agli anni pi� oscuri che hanno aperto
la strada alla soluzione peggiore e imprevista. Lagorio
arriva fin dove oggi si pu� arrivare. Qualcosa resta ancora
da capire e dovremo attendere l'apertura degli archivi (Arturo
Gismondi)
"Avanti!" Servizio sul dibattito
al Senato: Il gruppo dirigente del PSI � stato
responsabile dell'esplosione socialista (Giuseppe
Tamburrano) - Per definire Lagorio non basta l'antica
frase ottocentesca "Socialista ma galantuomo", va
detto "Socialista e galantuomo" (Antonio
Padellaro) - Il libro � un gioiello. Ma Craxi negli
anni 90 non poteva guidare la svolta perch� era e si
sentiva un uomo del sistema (Rino Formica) - Ci� che
avvenne nel PSI � comune a tutti i partiti ma in Italia �
accaduto qualcosa di diverso e innaturale (Arnaldo
Forlani) - L'azione di Mani Pulite non va marginalizzata,
� stata infatti una concausa pesantissima (Giuliano
Vassalli) - Fu un errore del PSI non puntare tutto sulla
fondazione di una grande socialdemocrazia (Vannino Chiti)
- L'Italia resta una anomalia: � l'unico Paese in Europa ad
esser privo di un grande partito socialista (Paolo
Franchi) - La costruzione di una grande socialdemocrazia
finalmente maggioritaria era il grande tema politico dei
primissimi anni 90. Il PSI lo propose anche se al suo
interno non tutti erano d'accordo, ma furono i
post-comunisti raccolti nel PDS a lasciar cadere la
prospettiva. Occhetto comunic� che il suo partito preferiva
i cattolici ai socialisti (Lelio Lagorio in risposta a
Vannino Chiti).
"Il Giornale":
Un libro aperto che usa abbondantemente uno spirito critico
e rende giustizia non tanto ad un partito quanto alla
verit� della storia. Il PSI si scopr� debole e assediato
da ostilit� preconcette proprio mentre vinceva la storica
offensiva craxiana contro la violenza staliniana e
l'incertezza gorbacioviana. Lagorio spiega perch� il
girondino Craxi venne battuto come il girondino Danton.
L'Autore non espone idee definitive ma solo un resoconto
correttissimo di come si sono svolti i fatti. Bisogner�
approfondire la materia, visto che non si tratta solo di
memorialistica di un passato remoto ma di un futuro sempre
incombente (Massimo Caprara)
"Quotidiano Nazionale"
("Il Giorno" - "Il Resto del Carlino" -
"La Nazione"): A dieci anni dalla fine
traumatica del PSI e dal crollo politico e morale della
Prima Repubblica � forse venuto il tempo per riflettere su
quegli avvenimenti, non pi� sulla sola spinta emotiva. Ci
ha provato a farlo uno dei protagonisti della svolta
autonomista del socialismo italiano, craxiano ma non legato
mani e piedi al Capo, uomo di partito e di governo, Lelio
Lagorio, uno dei non molti componenti del gruppo dirigente
nazionale del PSI che ha attraversato indenne la stagione di
Tangentopoli e che si � messo da parte all'inizio della
diaspora, evitando le polemiche e le rivendicazioni
personalistiche degli orfani, veri o presunti, di Bettino
Craxi. Il libro di Lagorio � un contributo utile, a tratti
inedito. Colpisce la chiave di lettura della resa del PSI,
determinata non dai soli colpi durissimi delle inchieste
giudiziarie, ma anche - qui sta la novit� - dalle divisioni
interne del gruppo dirigente del partito e dall'esaurimento
della spinta riformatrice e dello stesso ruolo politico del
PSI (Pierandrea Vanni)
"Il Tirreno":
Il libro, scritto con agile penna di politico imprestato al
giornalismo, tenta di ricostruire la storia del tramonto del
PSI. Ovviamente � una ricostruzione di parte, ma il libro
non � fazioso, Vale come testimonianza pi� che come
individuazione delle cause della fine del PSI. Una
testimonianza di alto livello documentario perch� Lagorio
pubblica il diario degli appunti che era solito prendere ad
ogni riunione di partito. Documenti di cui gli storici
dovranno tener conto. Sulle cause Lagorio sbarazza il campo
da una sorta di giustificazionismo che in questi anni ha
aleggiato negli ex-socialisti: il partito sarebbe rimasto
vittima non dei propri errori ma di una vocazione golpista
dei giudici rossi. S�, spiega Lagorio, anche i giudici sono
una causa, ma non la "vera" e comunque non la
"sola" (Mario Lancisi)
"Il Giornale della
Toscana": Lagorio non � un medico pietoso
e, a differenza di tanta apologetica craxiana, va diritto al
cuore del problema. Il PSI non fu ucciso solo dalla
virulenta azione della magistratura, il partito si
disintegr� perch� aveva perduto la percezione della
societ� in movimento. L'analisi dell'Autore parte da
lontano, fino dal 1975, e spiega che Tangentopoli non fu un
fulmine a ciel sereno. Significativo il resoconto di una
riunione dell'esecutivo socialista del 1990 quando Martelli
fece la previsione che sarebbe stata scatenata una campagna
scandalistica contro i socialisti. E indic� Milano.
Martelli, allora vicepresidente del Consiglio, sapeva dunque
qualcosa? Lagorio non lesina critiche all'ultimo Craxi ma
questo non gli impedisce di definirlo "uomo politico di
molte lunghezze pi� alto dei suoi contemporanei" (Riccardo
Mazzoni)
"Libero":
Consigliamo di leggere l'ottimo libro di Lelio Lagorio nel
quale si dichiara chiaro e tondo che, negli anni Sessanta,
il PSI fu "la punta di lancia del movimento di
liberazione dei giudici". Fummo dunque noi socialisti i
primi cattivi maestri, consigliando ai giudici di non essere
pi� "bocca della legge" e di passare senz'altro
alle interpretazioni creative, alla ideologia ed alle
sentenze manifesto. Quando dunque in tema di magistrati si
odono strepiti scandalizzati, 99 volte su 100 si tratta di
politici a suo tempo complici (Giancarlo Lehner)
"Ragionamenti":
Non � un libro freddo ma di larga partecipazione umana,
capace di suscitare anche vive emozioni. Non � n� uno
scritto apologetico n� un pamphlet polemico. Parlano i
documenti pi� che le opinioni dell'Autore. Il libro ha
bisogno non solo di presentazioni in pubblico ma di un
discorso pi� ampio e approfondito. Esso infatti si
inserisce in un dibattito e in una realt� socialista che
sono tuttora in piena evoluzione. Cos'� rimasto della buona
storia socialista e del suo gruppo dirigente, usciti
sconfitti dalla Prima Repubblica? Lagorio fa in proposito
amare considerazioni. Anche di questa storia occorre tornare
ad occuparsi (Giuseppe Averardi)
"Avanti!":
Quando cominci� la crisi? Lagorio, addentro alle segrete
cose del partito, uomo della "lunga marcia",
politico accorto e pi� volte ministro, la fa risalire al
1990 quando Craxi cadde malato e al suo ritorno in politica
non fu pi� lo stesso. Crediamo sia questa la rivelazione
pi� importante di un libro fondamentale per comprendere la
sfilza apparentemente inspiegabile di valutazioni
superficiali che condussero a giudizi politici errati e al
crollo del PSI. Lagorio � un cronista preciso e spietato di
quei mesi drammatici. Craxi sembra un capitano che ha perso
l'uso della bussola e l'equipaggio non sa leggere le carte
nautiche della politica italiana (Gianni Di Giovanni)
"La Repubblica":
Fassino ha parlato, ma l�anticraxismo fu contagio di massa:
doveva togliere il disturbo. Oggi a destra si fa finta di
niente ma allora tutti braccavano Bettino. Si ricorda solo
il Raphael ma non gli assalti dei missini alla sede del Psi
in via del Corso�A tutti faceva comodo che Craxi togliesse
il disturbo. E tutti di conseguenza operarono: chi per
vendicarsi, chi per occupare quello spazio, chi perch� si
illudeva che dando il Cinghialone in pasto alla folla si
sarebbe salvato. A leggere le memorie di Lelio Lagorio, una
fonte certo non sospetta di anticraxismo (�L�Esplosione�,
ed. Polistampa. 2004) si scopre ad esempio che gi� nella
seconda met� del 1992 parecchi esponenti socialisti non ne
potevano pi� del loro segretario, ma non sapevano come
sfrattarlo. Martelli fu il pi� deciso: proclamando di voler
�restituire l�onore� al Psi, era implicito che il suo capo
l�avesse disonorato�Nel frattempo Mani Pulite incalzava e i
vecchi amici erano spariti. �Berlusconi poi � appunta
Lagorio da un verbale della segreteria � somiglia a un
leghista�. E Baget Bozzo propose di �fare un bel 25 luglio�.
In realt�, con l�avviso di garanzia del dicembre 1992, si
stava gi� preparando �Piazzale Loreto�. Non fu il
giornalismo ex comunista a evocare quell�immagine, ma
l��Indipendente��Se ci fu un sentimento unanime, nel sistema
dei media, fu in quei mesi l�avversione nei riguardi del
leader socialista, la voglia di levarselo di torno� (Filippo
Ceccarelli)
|