el
primo governo Craxi, costituitosi nell�estate 1983, a Lagorio fu
affidato il ministero del Turismo e dello Spettacolo. Negli
ambienti del ministero si ricordava ancora con gratitudine
l�onorevole Achille Corona, il solo socialista che fino a quel
momento avesse avuto la responsabilit� di quel dicastero e che
nel primo governo di centro-sinistra Moro-Nenni (1963-1968)
aveva promosso e attuato un nutrito programma di riforme. Tale
opera riformatrice, dopo quindici anni, andava ora proseguita
rinnovando situazioni e istituti. A tale compito l�ex-ministro
della Difesa sembr� al premier Craxi l�uomo adatto, data la
buona prova realizzatrice offerta alla Difesa. Voci di
corridoio, per spiegare la scelta del nuovo ministro, fecero
anche valere il lontano precedente di Lagorio come presidente
del teatro comunale fiorentino e la circostanza che come
direttore della affermata rivista tematica �Citt� & Regione�
Lagorio aveva dedicato molti volumi alle questioni dello
spettacolo, del turismo e dello sport.
Al ministero di via Ferratella
in Laterano Lagorio rimase tre anni. Il settore di intervento
pi� critico era quello dello spettacolo. Le leggi vigenti in
tema di musica teatro e cinema infatti si palesavano ormai
inadeguate ad arginare e superare la crisi di un mondo
profondamente mutato rispetto ai tempi del fortunato ministero
Corona.
Il nuovo ministro mise in
cantiere tre leggi di riforma del settore ma dette la precedenza
ad una legge generale (definita �legge madre� dagli addetti ai
lavori) che introduceva la pianificazione pluriennale di tutte
le attivit� di spettacolo, garantiva pi� cospicui finanziamenti
pubblici e favoriva interventi privati agevolati fra cui il
cosiddetto �tax shelter� introdotto per la prima volta nella
legislazione italiana. La �legge madre�, nonostante le
resistenze dei ministeri del tesoro e delle finanze, vide la
luce nella primavera del 1985 grazie anche alla mobilitazione di
tutti gli ambienti dello spettacolo. Al mondo dello spettacolo
la riforma riservava per la prima volta nella vita pubblica
italiana un ruolo istituzionale. Veniva infatti fondato il
�Consiglio Nazionale dello Spettacolo�, un vero e proprio
�parlamento dello spettacolo� col compito di affiancare il
ministro, elaborare progetti, approvare i piani triennali di
interventi finanziari, presentare relazioni alle Camere.
Composto di una cinquantina di membri, metteva al lavoro, a
fianco di sei eminenti personalit� della cultura nazionale - il
ministro il 26 gennaio 1986 nomin� Carlo Maria Badini, Luciano
Berio, Federico Fellini, Goffredo Petrassi, Gianluigi Rondi,
Giorgio Strehler, i quali accettarono la designazione e
parteciparono ai lavori del consiglio - i
principali protagonisti dello spettacolo (ministeri, regioni,
enti locali, RAI, enti pubblici di settore, autori, produttori,
critici, lavoratori). Il CNS veniva dotato di uno strumento di
ricerca, rilevazione e studio: il cosiddetto �Osservatorio dello
Spettacolo�. I due nuovi organismi cominciarono a funzionare
nella primavera del 1985.
Dopo il varo della legge, il
ministro volle illustrare in pubblico la riforma e alla
manifestazione, che Lagorio volle fare in onore del governo e
alla presenza del presidente del Consiglio Craxi, ci fu una
altissima partecipazione, mai registrata in tale misura, di
protagonisti del mondo intellettuale e imprenditoriale che
dettero calorosamente atto al governo di aver impresso una
svolta nella politica dello Stato verso la cultura italiana.
Reazioni particolarmente positive si ebbero anche da parte della
fitta rete degli operatori dei giochi circensi e degli
spettacoli viaggianti che per la prima volta si vedevano
considerati alla pari delle attivit� maggiori e venivano
consistentemente aiutati dallo Stato sul piano economico.
Le riforme di settore (musica,
teatro, cinema), avviate subito dopo il successo della �legge
madre�, erano pronte quando Lagorio lasci� il ministero (estate
1986) ma per molti anni non vennero pi� riprese.
Quanto al turismo, considerate
le molteplici competenze istituzionali e sociali esistenti nel
comparto, il ministro punt� su un �patto nazionale
plurilaterale� (governo, regioni, poteri locali, operatori
economici, sindacati) per gestire il settore in modo coordinato
e propulsivo e garantire sviluppo generalizzato, controllo di
costi e prezzi, alta valorizzazione della cosiddetta �Italia
minore� fino ad allora poco sensibilizzata e assistita.
Aderirono anche le Regioni che
pure si erano sempre mostrate molto gelose delle loro
prerogative in questo campo e ostili a innovazioni istituzionali
che restituissero competenze allo Stato.
Per la guida dello sport dove la
funzione primaria del CONI era fuori discussione, le cose furono
facilitate dalle antiche buone relazioni interpersonali fra il
ministro e i massimi esponenti delle organizzazioni sportive (Artemio
Franchi, Carraro,
Nebiolo, Gattai, Sordillo, Pescante etc.). Le incomprensioni
insorte anni prima (primavera 1980) quando Lagorio, ministro
della Difesa, aveva applicato con molto rigore la decisione del
governo italiano di boicottare i giochi olimpici di Mosca a
causa dell�aggressione russa all�Afghanistan, sembravano ormai
lontane. Nel
1980 governo e CONI avevano raggiunto una intesa di
compromesso in base alla quale la Repubblica Italiana come tale
non andava a Mosca ma il CONI, che nel nostro sistema
democratico fondato sulla pluralit� degli ordinamenti giuridici
� una istituzione con una sua indipendenza, avrebbe partecipato
alle olimpiadi senza usare per� il tricolore. Lagorio aveva
eccepito che gli atleti italiani in servizio militare non
godevano di tale indipendenza perch� vincolati dallo status di
soldati e quindi tenuti a mostrare bandiera. Fu perci� tassativo
nell� escluderli dalla partecipazione olimpica.
Il clima collaborativo ripristinato col CONI consent� al nuovo
ministro socialista di procedere col suo programma di riforme
del mondo dello sport. Non fu una strada facile. In gioco
c'erano interessi consolidati e per fronteggiarli non poteva
bastare da sola la buona volont� di tante organizzazioni
sportive, soprattutto di base. Quest'ultime, appena noti gli
obiettivi del ministro, si erano schierate in buon numero a
sostegno delle riforme. Per superare le tensioni esistenti e
verificare le convergenze possibili, il ministro utilizz� il
primo anno del suo mandato in un'opera di consultazione
capillare di tutti i soggetti legati alle attivit� sportive.
Poi present� le sue leggi: una legge generale di riforma
dell'ordinamento sportivo, un finanziamento straordinario
quinquennale per le infrastrutture sportive di base, una legge
di agevolazioni creditizie e fiscali per le societ� sportive,
il riordinamento del CONI.
Si apr� un ampio dibattito al quale dette un notevole
contributo la stampa sportiva (con in testa l'autorevole
"Gazzetta dello Sport") e non mancarono le resistenze
che raggiunsero anche alcuni settori del governo. Nel gennaio
1985, tuttavia, Lagorio riusc� a portare in parlamento le
riforme con provvedimenti di legge sui quali figuravano le firme
di mezzo governo Craxi. Accanto alla sottoscrizione del ministro
competente per lo sport c'erano infatti le firme di Scalfaro,
Spadolini, Visentini, Goria, Romita, Falcucci, Vizzini. Il
dibattito parlamentare, avanzando in mezzo a varie difficolt�,
era giunto a buon punto quando, a met� del 1986, Lagorio
lasci� il ministero.
Il ministro aveva nel frattempo fatto approvare dal governo il
progetto di riordinamento del CONI (la cui disciplina risaliva
al 1942) e il presidente della Repubblica Cossiga aveva
promulgato il decreto di attuazione (23 marzo 1986) con le firme
di Craxi e Lagorio. La risposta del CONI fu positiva e, un mese
dopo, il Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico su proposta
del presidente Franco Carraro si pronunci� definitivamente a
favore delle leggi presentate al parlamento. Gli enti di
promozione sportiva e molti altri ambienti dello sport l'avevano
gi� fatto. Il traguardo pareva ormai prossimo ma, con l'uscita
di Lagorio dal governo (agosto 1986) e la crisi del ministero
Craxi sopravvenuta poco dopo, l'iter parlamentare delle riforme
si incepp�.
Due iniziative del ministro
ebbero risonanza: la proclamazione dell�Anno Europeo della
Musica che, attorno ad un nutrito programma di manifestazioni,
vide riuniti a Roma musicisti e uomini e donne di cultura di
tante nazioni europee; e il sostegno decisivo dato a Firenze che
nel 1985 fu la prima Capitale Europea della Cultura. Rilevante
fu anche l�accordo raggiunto col ministro della cultura francese
Jack Lang per una stretta cooperazione fra Roma e Parigi nel
campo delle arti, specialmente nel settore radiotelevisivo e del
cinema.
Una missione in Medio Oriente
port� alla stipula di promettenti intese nel campo culturale e
turistico con l�Egitto e lo Stato di Israele. Fu in quella
circostanza che il ministro italiano propose la costituzione di
una �Catena Italia� nel Mediterraneo per affermare, in paesi
alla ricerca della pace e in via di sviluppo, il �made in Italy�
soprattutto con una presenza capillare nel settore della
organizzazione alberghiera e del ricevimento con annesse scuole
di qualificazione per il personale dei paesi emergenti.
L�interlocutore egiziano si mostr� particolarmente interessato e
al progetto vennero associate alcune imprese pubbliche italiane.
Due idee del ministro invece non
ebbero successo. La proposta di legge per l�abolizione totale
della censura cinematografica, fortemente sostenuta dal mondo
del cinema, non decoll� per il fermissimo veto opposto dal ministro della Giustizia. Del pari si aren� il progetto di
trasferire i Bronzi di Riace in America, in California, in
occasione delle Olimpiadi. Le due famose statue, da poco
restaurate dopo due millenni di seppellimento nel Mar Jonio,
avrebbero dovuto divenire a Los Angeles il simbolo di un
padiglione �Italia� allestito ad hoc per presentare il lungo
cammino della civilt� italica, dalle pi� antiche tracce
preistoriche ai pi� avveniristici robot. I fondi necessari per
la costosissima mostra e il delicato trasferimento dei Bronzi
erano stati trovati dal ministero grazie all�impegno finanziario
di un folto gruppo di grandi imprese pubbliche e private ma
manc� l�ok del governo premuto dagli ambienti dei beni culturali
che non ritenevano le Olimpiadi americane una sede idonea per
l�esposizione dei Bronzi.
Sulla attivit� al ministero del
Turismo e Spettacolo, per quanto attiene al lavoro svolto per lo
spettacolo, vedi in particolare le quattro annate (1983-1986)
del �Giornale dello Spettacolo�, edito dall�AGIS e diretto da
Franco Bruno. |
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